L'orto degli ulivi nel cuore di Foggia



In una domenica come un'altra, a Foggia, prendi la bici e ti incammini lungo la pista ciclabile, senza immaginare, come è capitato ieri a me, che puoi imbatterti in realtà raccapriccianti come quella dell'Orto degli Ulivi, situata alla fine di Viale Europa.

Avevo sempre visto quella recinzione, ma mi capitava anche di trovarla chiusa e inaccessibile. 

Ieri, per la prima volta, il cancello di ingresso era aperto, e io mi sono spinta all'interno, per la curiosità di vedere cosa ci fosse oltre quelle mura invalicabili.

Ho scoperto, così, un città nella città, un quartiere fatto di realtà diverse, dove vivono quaranta famiglie foggiane, sotto sfratto comunale da ben undici anni.

Una donna, madre di famiglia, spazzava l'uscio di casa sulla strada. Le ho rivolto la parola e mi ha risposto subito con grande gentilezza, dicendomi che ero giunta nell'Orto degli Ulivi, uno dei quartieri più degradati e abbandonati a se stessi della nostra città.

Nell'Orto degli Ulivi le strade non sono asfaltate, e i bambini giocano tra loro, o siedono davanti alle due fila di prefabbricati, sulla stradina che scorre nel loro mezzo. Sembrano bambini uguali a tutti gli altri, ma a loro è negato il diritto di vivere e crescere in abitazioni sane, dove non faccia troppo caldo in estate, e non si sentano il freddo e la pioggia d'inverno. Perché questo pare essere il disagio maggiore del degrado dell'Orto degli Ulivi. I prefabbricati non sono isolati dal caldo e dal freddo, e spesso piove anche all'interno delle abitazioni quando dal cielo viene giù molta acqua. 

La vergogna più grande è l'invisibilità di questa realtà cittadina, a due passi da quartieri nuovi, e di recente concezione, come quelli attraversati dalla ciclabile di Viale Europa, la sola ciclabile foggiana, che porta fino agli Ospedali Riuniti di Viale Pinto. 

L'Orto degli Ulivi è una realtà nella realtà, un mondo a se stante, chiuso dal cancello di mura di cui è circondato. Una vergogna foggiana che rende invisibili i suoi abitanti, nostri concittadini, chiudendoli nel loro ghettizzato isolamento di ferro e pietre. Confinandoli nel silenzio del loro disperato abbandono.

All'Orto degli Ulivi c'è il sistema fognario, ci sono luce ed acqua. Nulla di paragonabile alla baraccopoli di Borgo Arpinova, a pochi chilometri da Foggia. Ma manca il decoro del vivere in un luogo fatto di bellezza, in cui non ci si dovrebbe sentire negletti scarti della civiltà cittadina, abbandonati dalle istituzioni locali all'individuale destino.

Sembra impossibile credere che nel 2014 ci siano ancora uomini, donne e bambini che vivono così e sopportano tutto questo. La vergogna si vorrebbe coprirla con un cancello chiuso. Io lo lascerei sempre aperto, quel cancello, perché tutti possano vedere i buchi neri della società civile, con i suoi orrori troppo ignorati da chi dovrebbe porvi rimedio.

Commenti

  1. Si, è vergognoso....ma nessuno "vede", "ascolta" i pianti di queste madri, i sogni inespressi e che mai si realizzeranno dei loro figli...è la disfatta della "nostra" civiltà Comunale, che è la nota costituente del nostro vivere comunitario...o perlomeno lo era. Siamo tutti chiamati in causa, tutti noi dovremmo attraversare quel "cancello" e porgere la mano...nessuno si può tirare fuori, a nessun titolo.

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  2. Siamo tutti d'accordo, mancano le politiche sociali, queste dovrebbero pianificare e migliorare la vita dei cittadini. Mi sono sempre domandato: "perchè per un lavoro devo superare una selezione è per amministrare una città devo saper vendere la mia immagine"

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