Il linguaggio dei giovani
Seguo pochi programmi televisivi, e tra questi c'è Verdetto Finale, in onda ogni giorno su Rai1 alle 14,10. Cerco di non perdere nemmeno un appuntamento con il processo quotidiano, perché ritengo che il parere della giuria popolare sia molto utile a comprendere le imperfezioni della legge scritta, non di rado dimentica dei reali sentimenti e dell'emotività della gente comune. Il confronto tra la norma e il sentire, inteso come afflato popolare, serve ad umanizzare il rapporto tra il cittadino e lo stato.
La vicenda odierna narrava di uno zio paterno preoccupato per la nipote quindicenne, orfana di padre, che aveva inviato in privato ad un suo conoscente, forse il suo ragazzo, una foto in cui compariva seminuda, in slip e senza reggiseno, coprendosi solo con le mani. Lo zio, che aveva rimproverato alla ragazza l'impudicizia dell'atto, era stato successivamente allontanato dalla frequentazione della nipote, complice la madre, perché tanto "è il linguaggio dei giovani".
Mi ha sconvolto sentire con le mie orecchie che una madre, per quanto solo trentenne, possa ritenere cosa normale l'invio di foto seminude della figlia, ad un coetaneo, senza rilevarne la pericolosità e la disdicevolezza. Persino lo psichiatra presente in studio non faceva altro che sottolineare l'immaturità, quasi adolescenziale, di un comportamento volto alla difesa, a tutti i costi, di azioni ed atteggiamenti ingiustificabili, ed inqualificabili, per la femminile pudicizia. Che poi questo lo possa fare una madre è ancora più grave.
Prendo le difese del povero zio, incredulo ed attonito davanti a tanta supponenza. E mi spiego perché mai l'ardire di questi giovani, che non fanno più alcuna differenza, perché non la conoscono, tra una vera storia d'amore ed una squallida mercanzia del corpo e dei sentimenti, che è l'oscenità della pornografia. Ignari abitatori di mondi virtuali dominati dal sesso e dalla immensa solitudine di cui sono circondati.
Come madre di due maschi mi vien solo da dire "poveri figli"!
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